Significato della Quaresima, itinerario verso la gioia del cielo

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Che cos’è la Quaresima

digiuno sulla quaresima

Iniziata il 2 marzo, con il Mercoledì delle Ceneri, la Quaresima è considerata come la giornata che “prepara” alla Pasqua.

Nella Regola Benedettina la Quaresima è il tempo della gioia. La parola gaudium, infatti, ritorna due volte nel capitolo quarantanovesimo, dedicato appunto all’osservanza della Quaresima.

L’introito che abbiamo cantato nella quarta domenica – Domenica Laetare – ha aperto i nostri cuori verso un orizzonte di vita nuova, una vita che fonda la sua esistenza nella esperienza della Pasqua. Ed iniziava proprio cosi: Laetare…Letizia..

Il cammino quaresimale e la letizia

Si, perché di letizia si parlava come di una parentesi che vede nel cammino quaresimale quella necessaria interruzione, che ci riveste del nostro vero abito.

Ovviamente, parliamo di un abito di gioia nel quale l’austerità e la sobrietà del tempo liturgico che viviamo non rappresenta che una fase di passaggio, l’attesa ad uno stato di vita che ci riconosce come figli di Dio nel cammino verso la gioia del cielo, per la strada della Pasqua.

Guai se perdessimo di vista il senso più vero e più profondo dell’essere figli, partecipi cioè dei beni eterni, di quelli che non periscono e non marciscono: se così fosse, la Quaresima diventerebbe un tempo di sofferenza fine a se stessa, un luogo per evidenziare la nostra povertà miserabile, chiudendo il cielo alla speranza che vivifica.

La Quaresima e l’equivoco sull’austerità nell’ascesa cattolica

Purtroppo, nell’ascesi cattolica c’è sempre un grande pericolo: quello di identificare la santità con l’asprezza della vita, guardando alle penitenze e ai sacrifici come a  termometri della nostra spiritualità.

Se confrontiamo la vita monastica benedettina con quella di alcune Famiglie Religiose che vanno a piedi nudi o che si impongono forti restrizioni nel cibo, San Benedetto potrebbe tranquillamente destare l’impressione di aver tracciato ai suoi discepoli una strada al cielo troppo comoda e piana. Ma non è così.

L’austerità è da considerarsi come ragione di mezzo e non di fine con la conseguenza che ogni mortificazione o privazione, pur previste e disciplinate nella Regola, hanno motivo di esistere come strumenti utili per la perfezione della carità.

Carità, che è unico punto di riferimento necessario per vagliare il nostro desiderio: la ricerca di Dio.

La quaresima come mezzo per lasciarsi amare

Ciò di cui ci priviamo in questo tempo, anche attraverso la pratica del digiuno e dell’astinenza, ha senso nella misura in cui ci aiuta a conformarci alla volontà di Dio, ad accrescere la nostra fede, a rafforzare la nostra speranza.

E’ il momento, in sostanza, di rifare ordine nel nostro essere, pur nella chiara consapevolezza che tutto è frutto della grazia del Signore che lavora in noi. E allora la letizia di cui si parla nella IV Domenica di Quaresima altro non è che la gioia di lasciarsi amare, una gioia che passa attraverso il crogiuolo della privazione e dell’assenza.

Curioso è soffermarsi sulla parola “Letizia”; si tratta di un termine che contiene in sé la radice della parola “letame” e parla di fecondità, ma di quel tipo che nasce da qualcosa che in sé non è molto nobile.

La letizia cristiana e la quaresima

Che ci piaccia o no, la letizia cristiana parte dalla povertà, dalla constatazione dei nostri limiti e dei nostri pericoli. La nostra è una salvezza da ricevere, non altro..”Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”

Ed è la ragione per cui San Benedetto, in modo sorprendente, insiste sulla gioia proprio nel tempo della Quaresima, prima della memoria della Passione del Signore.

Una passione, che precede la celebrazione della Resurrezione; perché la gioia vera, la gioia dello Spirito Santo presuppone un passaggio: la traversata della morte e della resurrezione.

Presuppone quindi una rinuncia alla nostra onnipotenza, alla volontà di imporre alla vita, agli avvenimenti, alle persone, i nostri desideri e la nostra volontà. La gioia vera è quella che nasce da un cuore spezzato, ovvero dall’accettazione della nostra povertà.

Articolo di Madre Maria Pia Melchiorre del Monastero Benedettino di San Pietro di Ostuni (BR)

Madre Maria Pia Melchiorre. O.S.B.

monastero ostuni

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